Bambini inginocchiati in moschea - un incidente culturale che svela le contraddizioni della sinistra

Fonte: Boorp
Pubblicato il: 07/05/2025
Categoria: POLITICA
La vicenda la conosciamo tutti quindi facciamo subito un'analogia provocatoria ma efficace, sull'importanza dei simboli: immagina di portare dei bambini al Museo del Fascimo per comprendere il ventennio. Nulla di male, giusto? Ora immagina di concludere facendoli inginocchiare di fronte al busto del Duce, costretti a sorbirsi uno dei suoi famosi discorsi. La cosa cambia di significato, o no?

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L'episodio accaduto in Veneto, in cui un gruppo di bambini italiani è stato fatto inginocchiare all'interno di una moschea durante una visita scolastica, mentre ascoltavano un sermone religioso, ha destato grande scalpore e acceso un dibattito che va ben oltre la cronaca locale. Non si tratta solo di un incidente isolato, ma di un evento simbolico che solleva domande profonde sulla coerenza dei valori progressisti, la laicità dello Stato e il modo in cui l'Occidente affronta il tema dell'integrazione religiosa.

Visita culturale o partecipazione liturgica? La differenza è sostanziale


Portare degli studenti in visita a una moschea, come in una chiesa o in una sinagoga, può e dovrebbe rientrare pienamente nel percorso di educazione interculturale. Far conoscere le religioni e le culture che convivono sul nostro territorio è parte di un'istruzione moderna, pluralista e inclusiva. Ma esiste un limite invalicabile tra l'osservazione e la partecipazione attiva a un rito religioso.

Far inginocchiare dei bambini all'interno di un luogo di culto, e sottoporli all'ascolto di un sermone dell'imam, non è più un atto neutro o conoscitivo: è un coinvolgimento simbolico e pratico in un rito religioso, con tutto il suo carico ideologico e spirituale.

Per chiarire l'impatto di un simile gesto, possiamo usare un'analogia provocatoria ma efficace: è come portare degli studenti a un museo del fascismo per studiare il Ventennio – cosa assolutamente legittima dal punto di vista storico – e poi farli inginocchiare davanti al busto del Duce costringendoli ad ascoltare un suo discorso. L'intento educativo si trasforma in atto simbolico, e da lì in propaganda.

Il paradosso della sinistra: il multiculturalismo a senso unico


Ciò che rende ancora più controversa questa vicenda è la reazione – o meglio, la mancanza di reazione – di una parte della sinistra italiana. La stessa area politica che, giustamente, si oppone con forza a qualsiasi forma di imposizione religiosa nella scuola, al simbolo del crocifisso o all'ingerenza del Vaticano nella vita pubblica, sembra diventare improvvisamente timida e reticente quando si tratta dell'Islam.

Come può una cultura politica che si batte per i diritti delle donne, l'uguaglianza di genere, la laicità e l'autodeterminazione, chiudere un occhio davanti a una religione che – almeno in molte sue interpretazioni dominanti – nega la parità tra uomo e donna, giustifica la sottomissione femminile e pone la sharia sopra le leggi dello Stato?

Un multiculturalismo cieco è un boomerang per i diritti


L'integrazione non può essere perseguita a scapito dei principi fondamentali su cui si fonda la società democratica. Eppure, per paura di essere accusati di razzismo o islamofobia, molti progressisti adottano un relativismo culturale che finisce per legittimare pratiche e simboli apertamente contrari ai valori dell'illuminismo, del femminismo e della democrazia liberale.

L'inclusività non può tradursi in un'accettazione passiva di tutte le tradizioni. Non tutte le culture sono eguali nel rispetto dei diritti. Difendere la diversità non significa annullare il diritto alla critica. E lo stesso vale per le religioni.

Conclusione: servono coraggio e coerenza


Il caso della moschea veneta è solo uno dei molti episodi che mostrano quanto il rapporto tra sinistra occidentale e Islam sia intricato e, spesso, incoerente. La sinistra deve ritrovare il coraggio di difendere i propri principi anche quando è scomodo farlo. Deve poter condannare la misoginia religiosa, ovunque essa si manifesti, e pretendere per tutte le comunità – anche quelle minoritarie – il rispetto delle leggi civili e democratiche.

Accettare gesti come quello dell'inginocchiamento in moschea in nome del dialogo interculturale non è apertura, è una forma mascherata di resa culturale.

Vedi anche: PROVE TECNICHE DI SHARIA IN INGHILTERRA »






 

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