La blockchain è nata nel 2008 con il white paper di Bitcoin, scritto da un misterioso personaggio (o gruppo) noto come Satoshi Nakamoto. L'idea di fondo era semplice ma potente: creare un sistema di transazioni digitale decentralizzato, senza la necessità di autorità centrali. Questa innovazione, in teoria, avrebbe dovuto rivoluzionare banche, assicurazioni, pubbliche amministrazioni, supply chain, mercati dell'arte e molto altro.

Eppure, siamo nel 2025. Sono passati 17 anni. E il verdetto è impietoso: la blockchain non è riuscita a imporsi come tecnologia utile in nessun campo tranne uno, ovvero come riserva di valore. In nessun altro settore ha dimostrato di essere una soluzione migliore rispetto ai sistemi tradizionali di archiviazione e verifica dei dati. Anzi, spesso si è dimostrata peggiore: più lenta, più costosa, più inefficiente e più complessa da gestire.
E allora la domanda sorge spontanea: perché dopo 17 anni, miliardi di dollari investiti, migliaia di startup e progetti, la blockchain è ancora sostanzialmente inutile? Cerchiamo di capirlo punto per punto, con esempi concreti e analisi tecniche, ma accessibili.
Blockchain vs archiviazione tradizionale: la battaglia persa in partenza
Per comprendere l'inutilità della blockchain al di fuori di Bitcoin, bisogna partire da un confronto tecnico con i sistemi tradizionali di archiviazione e verifica dati.
Cos'è la blockchain davvero?
La blockchain è un registro distribuito, immutabile, condiviso tra più nodi. Ogni blocco di dati contiene una serie di transazioni, collegate tra loro con un meccanismo crittografico chiamato hash. In teoria, una volta scritto, un dato sulla blockchain non può più essere modificato senza che ciò sia visibile a tutti.
Cosa fanno invece i database classici?
I sistemi di database relazionali (come MySQL, PostgreSQL, Oracle) sono centralizzati, veloci, estremamente affidabili, facilmente scalabili e permettono operazioni complesse con una precisione e una velocità che le blockchain non riescono nemmeno ad avvicinare. Sono usati da banche, e-commerce, social network, governi, industrie e praticamente ogni settore del mondo.
Perché la blockchain perde sempre?
- Le blockchain pubbliche sono lente: il meccanismo di consenso (come il proof-of-work di Bitcoin o il proof-of-stake di Ethereum) è intrinsecamente più lento di una scrittura su un server centralizzato.
- Sono costose: ogni transazione sulla blockchain richiede una fee, a volte molto elevata, per incentivare i validatori.
- Sono complesse: sviluppare applicazioni su blockchain richiede competenze specifiche, strumenti nuovi, ambienti di test complicati.
- Sono inutili quando si inseriscono dati esterni: se si deve registrare un dato fornito da una fonte esterna (come nel caso degli NFT o dei sistemi di tracciabilità), la blockchain non può garantire nulla sulla veridicità di quel dato.
Detto in modo semplice: se il problema è solo ''salvare'' un'informazione in modo che non venga alterata, esistono decine di metodi molto più semplici e affidabili rispetto alla blockchain. Se il problema è anche ''verificare'' che quell'informazione sia vera, la blockchain è del tutto inadeguata, perché accetta qualsiasi input, vero o falso che sia.
Cinque tentativi di applicazione della blockchain falliti (e perché hanno fallito)
Vediamo ora alcuni esempi eclatanti di settori in cui si è tentato di applicare la blockchain… con risultati disastrosi.
1. NFT (Non Fungible Token): il certificato che non certifica nulla
Gli NFT sono stati forse la più grande moda legata alla blockchain dopo Bitcoin. L'idea era questa: associare un'opera digitale (un'immagine, un video, una canzone) a un ''certificato'' registrato sulla blockchain. Chi possiede il token, in teoria, possiede l'opera.
In realtà:
- La blockchain non contiene l'opera, ma solo un link (che può morire o essere modificato).
- Nulla garantisce che l'opera associata sia autentica.
- Chiunque può creare un NFT per un'opera che non gli appartiene.
Risultato? Mercato inflazionato, frodi ovunque, valore crollato del 95% in meno di due anni. Il certificato su blockchain è inutile se non esiste un sistema legale che lo riconosca.
2. Tracciabilità dei prodotti: i dati falsi entrano comunque
Grande entusiasmo nel settore agroalimentare: ''Tracceremo ogni passaggio della filiera grazie alla blockchain!''. Ma alla fine, tutti i progetti pilota hanno dimostrato un problema irrisolvibile: chi inserisce il dato nel sistema può sempre mentire.
Se un produttore immette un dato falso (es. ''biologico'' quando non lo è), la blockchain lo registra e lo ''protegge'' come fosse verità. Ma la blockchain non può verificare se quel dato è vero.
Inoltre:
- Il processo è lento e costoso.
- Gli attori della filiera non sono incentivati a essere trasparenti.
- I consumatori non si fidano comunque, perché sanno che i dati iniziali possono essere falsi.
3. Notarizzazione digitale: un PDF su Dropbox fa lo stesso lavoro
Progetti per registrare contratti, testamenti, dichiarazioni su blockchain si sono moltiplicati. Ma nessuno ha superato un semplice confronto con i notai digitali tradizionali o persino con un file firmato digitalmente e salvato in cloud.
Un esempio?
- Firma digitale certificata (come SPID o CIE) + cloud sicuro = garanzia legale.
- Blockchain? Nessun riconoscimento legale in molti stati, zero interoperabilità, altissimi costi di manutenzione.
4. Voto elettronico: una pessima idea
Alcuni hanno proposto sistemi di voto online basati su blockchain. In teoria sembrava perfetto: voto immutabile, verificabile, pubblico.
In realtà:
- La segretezza del voto è compromessa.
- La coercibilità aumenta (un datore di lavoro potrebbe verificare come hai votato).
- I problemi di sicurezza dei device personali restano irrisolti.
- Nessun paese democratico ha adottato un vero sistema di voto blockchain.
5. Assicurazioni parametriche e smart contract: solo sulla carta
Gli smart contract dovevano rivoluzionare le assicurazioni: se piove X mm, paga automaticamente. Se il volo è in ritardo di 2 ore, scatta il rimborso.
Ma:
- I dati meteo sono forniti da ''oracoli'' (sistemi esterni): se sono falsi o inaffidabili, il contratto paga a sproposito.
- Le clausole legali non possono essere interpretate automaticamente.
- Gli smart contract sono rigidi e non prevedono eccezioni.
Alla fine, le compagnie assicurative usano i database classici e software tradizionali per tutto.
Bitcoin: l'unico caso d'uso funzionante (e perché funziona)
Dopo 17 anni, c'è solo una cosa che funziona davvero su blockchain: Bitcoin. E funziona perché tutto – valore, sicurezza, consenso – è contenuto interamente dentro la blockchain stessa.
Bitcoin non ha bisogno del mondo esterno
- Il valore di Bitcoin nasce da un sistema interno di scarsità (21 milioni di monete).
- La verifica delle transazioni è interna, basata su regole chiare.
- Non c'è bisogno di validare dati esterni, contratti legali, certificati fisici.
In altre parole: non c'è nessun punto di contatto dove si possa introdurre un dato falso. Questo rende Bitcoin forte, sicuro e… utile.
Riserva di valore
Sempre più persone considerano Bitcoin come una forma di oro digitale. A differenza dell'oro:
- È facilmente trasferibile.
- È divisibile.
- È verificabile digitalmente.
E soprattutto:
- È completamente resistente alla censura.
- Nessuno può ''stampare'' più Bitcoin.
- È utilizzabile ovunque, da chiunque.
Questo è il motivo per cui Bitcoin ha successo. Ed è l'unico.
La blockchain è inutile quando interagisce col mondo esterno
Il problema fondamentale è questo: la blockchain è un sistema chiuso. Quando prova a interagire col mondo esterno (l'arte, le merci, le leggi, le persone), fallisce.
Garbage in, garbage forever
Se un dato falso entra nella blockchain, resta lì per sempre. Non esiste un meccanismo interno per correggerlo. E questo è un limite enorme.
Esempi:
- Se un NFT punta a un'immagine che poi sparisce, l'NFT diventa inutile.
- Se una filiera inserisce dati falsi, la blockchain li ''sigilla'' come se fossero veri.
Costi enormi per un vantaggio nullo
I sistemi blockchain richiedono infrastrutture complesse, consumano energia, impongono fee di transazione. Ma alla fine cosa offrono?
- Niente che un buon database non possa fare meglio.
- Nessuna sicurezza in più se il dato iniziale è sospetto.
- Nessun vantaggio reale per utenti o aziende.
Solo hype, nessuna sostanza
Gran parte del successo apparente della blockchain si deve al marketing. ''Decentralizzazione'' è diventata una buzzword, come lo erano ''cloud'' o ''big data''. Ma senza casi d'uso solidi, tutto si è sgonfiato.
Perché oggi a nessuno importa della blockchain
La verità è semplice: dopo 17 anni di esperimenti, la blockchain non ha trovato una singola applicazione – fuori da Bitcoin – che sia:
- Utile
- Scalabile
- Economicamente sostenibile
- Migliore delle alternative esistenti
La maggior parte delle aziende ha chiuso i propri progetti blockchain. I governi hanno abbandonato i progetti pilota. Gli sviluppatori hanno smesso di crederci.
Il futuro? Forse, ma con tanti ''se''
Potrebbero emergere applicazioni future, ma solo se:
- Esistono dati affidabili da registrare (es. sensori certificati, identità digitali verificate).
- Si riescono a creare incentivi economici reali per usare la blockchain.
- Si accettano compromessi tra decentralizzazione e efficienza.
Esempi ipotetici:
- Microtransazioni tra device IoT.
- Identità digitali sovrane per rifugiati o persone senza documenti.
- Archiviazione sicura di dati critici in paesi con governi corrotti.
Ma per ora, tutto questo resta nel mondo delle ipotesi.
La blockchain è una bella teoria. Ma nel mondo reale, vince ancora la pratica.
Fonti:
Brookings Institution – Governments are turning to blockchain for public good
Nature – Blockchain enabled traceability in the jewel supply chain
Forbes – The 5 Biggest Problems With Blockchain Technology Everyone Must Know About
Harvard Business Review – Cautionary Tales from Cryptoland
Forbes – Why Blockchain Falls Short In Supply Chain Management
CoinDesk – ECB Officials' Full Statement on Bitcoin's Failed Promise and ETFs
Harvard Business Review – The Truth About Blockchain
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Vedi anche: L'UNICO METODO PER GUADAGNARE BITCOIN GRATIS (NO MINING) »
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