Viviamo in un'epoca in cui l'informazione viaggia veloce, ma la paura ancora più in fretta. Basta un titolo sensazionalistico, un discorso fuori contesto o un missile lanciato durante un'esercitazione, e improvvisamente metà dei governi europei parlano di ''riarmo necessario'', di ''difesa comune'', di ''minaccia russa''. Intanto, i cittadini — quelli veri, con bollette da pagare, mutui da gestire e figli da mandare a scuola ...

... si trovano di fronte a una nuova voce di spesa: quella per una guerra che non c'è.
Il tema è caldo, divisivo, ma ha un punto fermo: la Russia non attaccherà l'Europa. E mentre i vertici dell'UE invocano una ''difesa comune europea'' da finanziare con centinaia di miliardi, la domanda resta sospesa nell'aria: a chi serve tutto questo?
Il contesto attuale: riarmo europeo e narrativa bellica
Negli ultimi mesi, l'Unione Europea ha cominciato a parlare apertamente di ''riarmo'', quasi con entusiasmo. Si parla di spendere 800 miliardi di euro in nuovi armamenti, infrastrutture militari, droni, satelliti e tutto l'apparato bellico che un tempo apparteneva solo a film e romanzi di spionaggio.
Cosa giustifica questa corsa agli armamenti? In una parola: la paura. Paura della Russia, paura che ciò che è accaduto in Ucraina possa ripetersi a Varsavia, a Berlino, a Milano. Paura che l'orso russo voglia risvegliarsi e tornare a camminare attraverso l'Europa.
Ma a guardare i dati, le proporzioni, la logica strategica — e perfino le parole dello stesso Vladimir Putin — questa paura sembra avere più a che fare con la politica interna che con la geopolitica reale.
Perché la Russia non invaderà l'Europa
Ci sono almeno cinque motivi concreti per cui la Russia non ha né interesse né possibilità di lanciarsi in un conflitto armato con l'Europa occidentale. Vediamoli, uno per uno.
1. La dissuasione nucleare: l'equilibrio della distruzione
Francia e Regno Unito, due paesi dell'Unione Europea (o almeno culturalmente e strategicamente parte dell'Europa, nel caso del Regno Unito), possiedono arsenali nucleari pienamente operativi. Solo la Francia ha più di 290 testate nucleari. L'Inghilterra ne ha circa 225.
Basta uno sguardo a questi numeri per capire che un eventuale conflitto nucleare tra Russia ed Europa sarebbe una catastrofe per entrambi. Nessun vincitore. Solo città rase al suolo, milioni di morti e un pianeta in agonia. Putin lo sa. Macron lo sa. E anche i generali di Bruxelles lo sanno.
Eppure, si continua a parlare come se fossimo nel 1939.
2. Il confronto demografico: la forza dei numeri
La popolazione dell'Unione Europea (escludendo il Regno Unito) è di circa 450 milioni di abitanti. La Russia ne ha poco più di 140 milioni.
Questo significa che, anche solo a livello teorico, l'Europa potrebbe mobilitare un numero di soldati tre volte superiore. Non solo: la popolazione europea è mediamente più istruita, più in salute e vive in stati molto più ricchi. Anche se non siamo un continente militarizzato, in caso di emergenza la superiorità numerica sarebbe schiacciante.
3. La disparità economica: PIL a confronto
Il Prodotto Interno Lordo della Russia è di circa 1.800 miliardi di dollari. Quello dell'Unione Europea? Circa 18.000 miliardi. Dieci volte tanto.
Questa differenza colossale significa che, in una guerra di lunga durata, la Russia si troverebbe in una posizione economica insostenibile. Potrebbe forse sostenere uno sforzo bellico per settimane, mesi. Ma anni? Impossibile, a meno di trasformare il paese in una Corea del Nord con le dimensioni della Siberia.
4. La NATO: il gigante silenzioso
L'Europa non è sola. Anche se spesso lo dimentichiamo, siamo ancora membri della NATO, un'alleanza che include gli Stati Uniti d'America, la nazione più armata e avanzata tecnologicamente al mondo.
Qualsiasi attacco diretto a un paese NATO scatenerebbe la risposta automatica di tutto il blocco, compresi i bombardieri strategici statunitensi e le portaerei al largo delle coste russe. Putin lo sa. E non è così folle da voler affrontare una guerra su più fronti con le più grandi potenze del pianeta.
5. Il profilo di Putin: né impulsivo né suicida
Putin non è uno sprovveduto. È un leader autoritario, certo, ma anche profondamente pragmatico. Non è un rivoluzionario. Non è un kamikaze. Non è Hitler.
Nelle sue dichiarazioni pubbliche ha più volte ribadito: ''Non abbiamo alcun interesse a invadere l'Europa.'' Lo scopo della Russia è difendere la sua sfera di influenza, non estendersi verso ovest. L'Occidente può anche non credergli, ma i fatti (e le truppe) confermano quanto dice: non c'è alcun esercito russo alle porte di Berlino.
Il vero obiettivo: una montagna di soldi pubblici
Mentre si parla di difesa, missili e cannoni, l'Unione Europea prepara la cosa che sa fare meglio: spendere soldi dei contribuenti. Dopo il fallimento della proposta del MES (che prevedeva l'uso di 700 miliardi per salvare i paesi in crisi), ora si parla di usare 800 miliardi per ''rafforzare la difesa comune''.
800 miliardi per cosa?
Non c'è un piano preciso. Non si sa quali armi, quali basi, quali tecnologie verranno acquistate. Ma il denaro si muove lo stesso.
Il cittadino medio vede un aumento delle spese, ma non capisce a cosa serva. Chi beneficia davvero di questi fondi? Le grandi aziende militari. I contractor. I fornitori di tecnologia bellica. Un'élite economica e industriale che vive della paura degli altri.
Alternative sprecate: cosa si potrebbe fare con quegli 800 miliardi?
Con 800 miliardi si potrebbe:
- Rifare completamente tutte le scuole pubbliche d'Europa.
- Digitalizzare la sanità.
- Abbassare le tasse a milioni di famiglie.
- Costruire case popolari.
- Finanziare ricerca scientifica, transizione energetica, trasporti pubblici.
Invece, si costruiranno droni, basi missilistiche, bunker e reti radar. Tutte cose che, paradossalmente, non servono a nulla se davvero scoppiasse una guerra nucleare.
La grande macchina della paura
L'Europa ha bisogno di una narrazione per giustificare spese, tagli e decisioni impopolari. In passato è stata la crisi finanziaria. Poi il Covid. Ora è la Russia.
Ogni volta, il copione è lo stesso:
- Paura.
- Emergenza.
- Spesa pubblica eccezionale.
- Restrizioni.
- Perdita di potere dei cittadini.
E mentre i media amplificano, i politici rassicurano (senza dire nulla) e le industrie incassano, il cittadino resta solo con l'ansia e il portafoglio vuoto.
Una minaccia fantasma, una spesa reale
La Russia non invaderà l'Europa. Non perché è buona. Ma perché non può, non vuole, e non le conviene.
La minaccia russa è oggi uno spauracchio utile a giustificare nuove imposte, debiti comuni, centralizzazione del potere e finanziamenti miliardari a settori opachi.
Mentre il cittadino europeo fatica a capire se potrà ancora permettersi una vacanza, un dentista o una scuola decente per i figli, Bruxelles firma contratti per nuovi jet da combattimento.
E tutto questo per difenderci da un nemico che — secondo tutti gli indicatori concreti — non ha nessuna intenzione di attaccarci.
Un continente in pace (ma non nei bilanci)
Cammini per le strade di Vienna, di Roma o di Copenaghen e non vedi carri armati. Vedi studenti, biciclette, ristoranti pieni e turisti con la mappa in mano. Senti discussioni sulle tasse universitarie, sull'inflazione o sul costo del gas, ma nessuno ti parla davvero della paura di una guerra con la Russia.
Eppure, nei documenti ufficiali, nei piani di bilancio e nei programmi strategici, l'Europa si sta preparando come se fosse alla vigilia di un'invasione. I cittadini vivono la pace, i governi parlano di guerra.
Questa contraddizione è il cuore del problema. E della manipolazione.
Una potenza logorata: lo stato reale dell'esercito russo
Il conflitto in Ucraina ha mostrato un'immagine della Russia molto diversa da quella che per anni abbiamo temuto: non una macchina da guerra invincibile, ma un esercito tradizionale, logorato, a tratti disorganizzato.
Logistica fragile, comando antiquato
La guerra lampo che doveva conquistare Kiev in 3 giorni si è trasformata in un pantano logistico. Convogli senza carburante. Comunicazioni via radio intercettate con facilità. Attacchi frontali degni della Prima Guerra Mondiale.
La Russia ha mostrato i muscoli — sì — ma anche le ginocchia che tremano.
Armi moderne, uomini del passato
Nonostante alcuni sistemi d'arma avanzati, la Russia si affida ancora a tattiche del secolo scorso. I generali spesso non si parlano. I soldati vengono reclutati forzatamente nei villaggi più poveri della Siberia. Il morale è basso.
Questa non è l'immagine di un esercito pronto a conquistare l'Europa. È l'immagine di un paese che sta già spendendo troppo per sostenere un fronte che non riesce a controllare.
Sanzioni e isolamento: il boomerang geopolitico
Dall'inizio della guerra in Ucraina, la Russia è stata sottoposta a un'ondata di sanzioni mai vista prima. Banche escluse dal sistema SWIFT. Congelamento degli asset. Stop alle esportazioni tecnologiche.
Tutto questo ha indebolito ulteriormente l'economia russa, che oggi fatica a reggere perfino la propria difesa territoriale. Come potrebbe affrontare un conflitto con l'intero continente europeo?
L'invenzione del ''nemico utile''
Non è la prima volta che un governo — o un sistema politico — si serve di un nemico esterno per rafforzare il proprio potere. Lo facevano gli imperi antichi, lo ha fatto la Guerra Fredda. E ora lo fa anche Bruxelles.
Il nemico unisce
Quando si ha un nemico comune, anche i cittadini più critici stringono i ranghi. Il disoccupato smette di protestare se crede che il suo paese sia sotto attacco. Il giovane precario non fa più domande se pensa che potrebbe morire domani.
La paura disinnesca il dissenso. Ed è esattamente questo che certi politici sembrano desiderare.
Il pretesto per centralizzare
In nome della sicurezza comune, l'Unione Europea vuole:
- Accorpare bilanci nazionali.
- Creare un esercito europeo sotto controllo sovranazionale.
- Gestire fondi enormi senza reale controllo democratico.
Ma chi decide su questi fondi? Chi controlla? Chi verifica se servono davvero? Il cittadino? No. I parlamenti nazionali? Neanche. Decide una élite politica ed economica scollegata dalla vita reale.
Il meccanismo è sempre lo stesso
Prima si crea l'emergenza. Poi si propone una ''soluzione temporanea''. Quella soluzione costa miliardi. Diventa strutturale. E chi la contesta viene accusato di ''favorire il nemico''.
È successo con il MES, con il PNRR, e ora con il fondo per la difesa comune. Ogni volta, la paura serve da benzina per nuove forme di controllo.
Una Europa militarizzata, ma più povera
Le spese militari non sono investimenti come gli altri. Non generano crescita sostenibile. Non migliorano la vita delle persone. Non curano, non insegnano, non ripuliscono l'ambiente.
Il paradosso del bilancio
I paesi europei tagliano sulla scuola, sulla sanità, sui trasporti, ma trovano miliardi per i carri armati.
Perché? Perché la spesa militare è discrezionale, opaca, difficile da contestare.
Eppure, ogni euro speso in un missile è un euro non speso per riparare un asilo o un pronto soccorso.
Una generazione sacrificata alla paura
I giovani europei già vivono un futuro incerto: mutui inaccessibili, affitti insostenibili, stipendi bassi.
Ora, su di loro si scarica anche il peso di una nuova corsa agli armamenti, presentata come inevitabile.
Eppure, lo sappiamo: le armi non fermano una guerra che nessuno vuole.
Le guerre moderne non iniziano con un'invasione, ma con una speculazione finanziaria. Eppure, ci armiamo contro il passato, non contro il futuro.
L'appoggio americano: realtà e illusioni
Un altro pilastro della retorica bellica europea è il legame con gli Stati Uniti. ''Non siamo soli'', ci dicono. ''La NATO ci protegge.'' Ed è vero. Ma con dei limiti.
Gli Stati Uniti non fanno beneficenza
Ogni volta che gli USA intervengono, lo fanno per interesse strategico. Hanno aiutato l'Ucraina, sì, ma con armi vendute, non regalate. E senza mai rischiare direttamente le loro truppe.
Pensare che gli USA manderebbero un'intera divisione a morire per difendere Lituania o Slovacchia è più una speranza che una certezza.
Una NATO divisa?
Inoltre, non tutti i membri NATO sono disposti a farsi coinvolgere in una guerra aperta. L'Ungheria, la Turchia, perfino l'Italia hanno mostrato tentennamenti.
Un attacco alla Polonia potrebbe teoricamente attivare l'Articolo 5. Ma in pratica, la risposta sarebbe frammentata, politica, lenta.
Quindi sì, la NATO è una forza dissuasiva. Ma non è una garanzia assoluta. Ed è bene non abusarne come scudo retorico.
Altri pericoli, più reali
Mentre spendiamo miliardi per prepararci a una guerra che nessuno combatterà, trascuriamo i veri pericoli del nostro tempo.
Crisi climatica
Le alluvioni, le ondate di calore, le siccità colpiscono già oggi milioni di persone. Ma i fondi per la transizione ecologica sono insufficienti. Perché? Perché nessuno teme il cambiamento climatico quanto una finta invasione russa.
Povertà crescente
Il costo della vita aumenta. Le diseguaglianze pure. Le famiglie fanno fatica a far quadrare i conti. Ma i bilanci statali vengono orientati verso l'acquisto di armamenti.
Stiamo preparando il campo di battaglia in un mondo dove i nostri cittadini non hanno più neanche l'armatura del welfare.
Dipendenza tecnologica
L'Europa è sempre più dipendente da colossi tecnologici non europei. Invece di investire in sovranità digitale, preferiamo acquistare sistemi d'arma da produttori americani o israeliani. Una follia.
La guerra psicologica è già cominciata
Se è vero che la Russia non lancerà missili sull'Europa, è anche vero che la guerra psicologica è già in atto. E stavolta, non è Mosca a farla, ma Bruxelles.
Paura come strumento politico
Invece di informare, i media alimentano l'ansia. Ogni esercitazione russa diventa una ''provocazione''. Ogni dichiarazione ambigua, una minaccia.
Viviamo in uno stato di allarme continuo, senza che nulla accada davvero. Una guerra fredda dell'anima, che serve solo a controllare le masse.
La fine del dissenso
Chi oggi contesta il riarmo viene accusato di essere ''filorusso'', ''putiniano'', ''pericoloso''. Anche se parla solo di pace, di buon senso, di investimenti migliori.
Si sta creando un clima da inquisizione politica, dove l'unico pensiero tollerato è quello bellico. Tutto il resto è eresia.
Chi ha davvero bisogno della guerra?
Non noi. Non i cittadini. Non i lavoratori, né gli studenti, né gli anziani. Nessuno che viva con lo stipendio reale ha davvero bisogno della guerra.
Chi la vuole, chi la evoca, chi ci spinge verso di essa lo fa per motivi economici, politici, ideologici. E ci sta portando via il futuro con la scusa di proteggerci.
La Russia non invaderà l'Europa. Ma l'Europa sta già invadendo se stessa, scavando bunker sotto le scuole che cadono a pezzi.
Sta militarizzando la paura, e chiamandola sicurezza. Sta espropriando il presente, con la scusa del domani.
E tutto questo accade non perché sia necessario, ma perché è utile. A qualcuno. Non a noi.
Fonti
Spesa per la difesa in Europa
Testate nucleari nel mondo
Trattato NATO: Articolo 5
Riarmo UE (ReArm Europe)
Dati economici Russia (IMF)
Spesa militare europea & Piano UE
Profilo geopolitico di Putin
Economia dell'Unione Europea (IMF – per comparazione USA)
Piano europeo di riarmo – Reuters
Costi umani del conflitto Russia-Ucraina (Amnesty)
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