Immagina una stanza vuota, silenziosa. Una persona si siede al centro e inizia a parlare con qualcuno che nessun altro vede. I suoi occhi si muovono con attenzione, la voce a volte si alza, altre volte sussurra. Chi osserva da fuori, inevitabilmente, si chiede: è pazza? È malata? Ora immagina che quella stessa scena avvenga in una cattedrale gotica ...

... davanti a un altare. Al posto della stanza vuota, c'è un coro. Al posto del silenzio, c'è l'eco della fede. E quella stessa persona sta parlando con ''Dio''.
La società definisce la seconda scena ''preghiera'' e la prima ''allucinazione''. Ma cosa cambia, realmente?
Il mistero della percezione: perché la mente fa ciò che fa Il cervello umano è una macchina narrante. Interpreta, immagina, costruisce, spesso inganna. È evolutivamente predisposto a trovare connessioni e significati anche dove non esistono. È per questo che vediamo volti tra le nuvole o sentiamo il telefono vibrare quando non lo fa. È anche per questo che possiamo ''sentire'' una presenza invisibile o percepire una voce che ci parla nella solitudine più assoluta.
Quando questo accade a un singolo individuo, fuori da un contesto culturale o simbolico condiviso, la diagnosi è chiara: schizofrenia, disturbo delirante, o psicosi. Ma se a sentire quella stessa voce sono in tanti, e se quella voce ha un nome noto — Dio, Allah, Yahweh, Krishna — allora ciò che prima era malattia diventa ''fede''.
La schizofrenia e la religione La schizofrenia paranoide, diagnosticata per la prima volta in modo formale alla fine del XIX secolo, è caratterizzata da allucinazioni uditive e visive, pensieri disorganizzati, deliri. Spesso, questi deliri hanno contenuto religioso: il paziente si sente scelto da Dio, perseguitato dal Diavolo, o incaricato di una missione divina.
È un fenomeno noto e studiato. Gli psichiatri parlano apertamente di ''deliri religiosi'' come sintomo. Ma quando quel pensiero — ''sono stato scelto da Dio'' — viene espresso da una figura religiosa carismatica, allora viene ascoltato, rispettato, seguito. Il paziente psichiatrico viene sedato. Il profeta, seguito.
Il numero magico: quante persone servono per trasformare una follia in cultura? Non esiste un numero scientifico, un quorum stabilito. Ma esiste un criterio implicito: se una credenza è condivisa da una massa critica, diventa ''norma culturale''.
In termini sociologici, ciò che fa la cultura è la diffusione. Un individuo che sostiene di essere in contatto con un'entità invisibile viene internato. Dieci persone che lo seguono diventano una setta. Diecimila, diventano un movimento spirituale. Un milione? Una religione riconosciuta.
L'assurdità apparente diventa legittimità grazie alla quantità. Eppure, psicologicamente, il fenomeno resta lo stesso.
Religione e allucinazione: fratelli siamesi? Molti fondatori di religioni, analizzati con gli strumenti della psichiatria moderna, mostrerebbero sintomi evidenti di disturbo mentale. Mosè parla con un roveto ardente che non si consuma. Maometto riceve rivelazioni da un angelo invisibile. Giovanni Battista sopravvive nel deserto a locuste e miele predicando la fine del mondo. Gesù Cristo sente la voce di Dio nel deserto.
Tutti, da soli, in momenti di privazione sensoriale. Tutti ''ricevono'' visioni. In qualsiasi altro contesto, sarebbero pazienti.
Quando la fede diventa pericolosa: violenza, martirio, fanatismo Quando una persona compie un attentato gridando ''Allah Akbar'', la stampa parla di ''terrorismo religioso''. Quando un uomo sgozza la propria figlia convinto che fosse posseduta dal demonio, si parla di ''fanatismo''. Ma raramente si sente la parola ''malattia mentale'' associata a questi eventi. Perché?
Perché la società, anche quella laica, ha paura di dire ciò che è ovvio: molti atti compiuti in nome della religione sono esattamente ciò che verrebbe diagnosticato come psicosi se non fossero legittimati dal contesto culturale.
La posizione ambigua della psicologia moderna La psicologia si muove con cautela. Le associazioni professionali sono restie a diagnosticare ''malattia mentale'' a chi manifesta deliri religiosi se questi sono in linea con la dottrina della propria fede. Il motivo è in parte etico, in parte giuridico: la libertà religiosa è protetta dalla legge.
Eppure, esistono intere popolazioni in cui le visioni, le voci, i comportamenti anomali non solo non sono curati, ma sono incoraggiati. Il risultato è una normalizzazione del delirio.
Psicosi condivisa: quando la follia si moltiplica In psichiatria, esiste un termine: folie à deux, ''follia a due''. Due persone condividono una stessa illusione. Ma esistono varianti: folie à trois, a quatre… fino alla folie à plusieurs. Un'intera comunità può cadere in una psicosi condivisa.
E se questa comunità fonda una religione, l'etichetta ''psicosi'' viene magicamente rimossa.
Perché gli psicologi tacciono dopo gli attentati religiosi? Quando un attentatore si fa esplodere in una metropolitana, o massacra studenti in una scuola, in nome di Dio, raramente gli psichiatri intervengono. Perché?
- Paura di stigmatizzare una comunità religiosa intera.
- Difficoltà oggettiva a distinguere il fanatismo da un disturbo psichiatrico.
- Pressioni politiche e mediatiche, che scoraggiano una lettura clinica dei fenomeni religiosi.
Eppure, se si analizzano i profili psicologici di molti attentatori, il quadro è inequivocabile: personalità disturbate, pensiero magico, mancanza di contatto con la realtà. In breve: psicopatologia.
Come affrontare le religioni radicali in modo razionale Serve coraggio. Serve una posizione laica e scientifica. Serve riconoscere che:
non tutte le credenze sono uguali;
non tutte le religioni meritano la stessa legittimità;
una credenza può essere tanto patologica quanto politicamente pericolosa.
La medicina ha il dovere di intervenire quando un paziente è pericoloso per sé o per gli altri. Allora perché non interviene quando quella stessa pericolosità è travestita da ''volontà divina''?
L'importanza dell'educazione critica La soluzione non è vietare le religioni, né patologizzare ogni forma di spiritualità. La soluzione è educare al pensiero critico.
Ogni scuola dovrebbe insegnare a distinguere il simbolico dal letterale, la fede dalla realtà, il mito dalla storia. Ogni cittadino dovrebbe avere strumenti per riconoscere i segnali di delirio, anche quando vengono dalla bocca di un sacerdote o di un guru.
Il ruolo dei media e la santificazione della follia I media giocano un ruolo essenziale nella costruzione del consenso. Se un uomo dice di aver visto la Madonna in giardino, viene intervistato. Se si inginocchia piangendo e dice che la statua ha pianto sangue, arriva una troupe. La folla cresce. Il miracolo è servito.
E nessuno, nessuno, intervista uno psichiatra.
L'epidemia invisibile: Quando la fede oscura la ragione Il pensiero razionale è una conquista recente. Per millenni, l'essere umano ha vissuto immerso nel mito, nelle divinità, nei rituali. Ancora oggi, la razionalità è una debole fiammella sotto l'uragano delle credenze collettive. E proprio come un virus può diffondersi tra individui senza che ne siano coscienti, così può farlo la malattia mentale travestita da religione.
Ma che succede quando è proprio la religione a ostacolare la diagnosi e la cura delle vere malattie mentali?
Religione e salute mentale In molte culture, la malattia mentale non esiste come concetto. O, se esiste, viene interpretata attraverso la lente religiosa: possessione, malocchio, karma, punizione divina. Una donna con depressione post-partum in una comunità tradizionalista africana viene portata dallo sciamano, non dallo psichiatra. Un ragazzo con schizofrenia in un villaggio asiatico viene esorcizzato, non curato. In alcuni paesi del Medio Oriente, ancora oggi, si considera la schizofrenia una forma di ''maledizione''.
Il risultato? Anni di sofferenza non diagnosticata. Famiglie che isolano. Comunita` che puniscono. Vite rovinate, tutto in nome della ''fede''.
La spiritualità non è sempre patologia — ma il confine è sottile Ciò non significa che ogni forma di spiritualità sia malattia. Esistono esperienze religiose sane, che aiutano le persone ad affrontare la vita, il dolore, la morte. Ma la linea che separa il conforto spirituale dal delirio psicotico è sottile.
Quando si valica quella linea?
Quando la persona perde il contatto con la realtà.
Quando compie gesti autodistruttivi o pericolosi per gli altri.
Quando la fede si trasforma in ossessione, persecuzione, comando assoluto.
Se Dio ti consola, è spiritualità.
Se Dio ti ordina di uccidere, è psicosi.
Le ''missioni divine'': il delirio trasformato in narrazione collettiva Uno degli aspetti più inquietanti della religione come patologia collettiva è la presenza ricorrente di ''missioni''. I fondatori di religioni spesso affermano di avere uno scopo, un compito assegnato da un'entità superiore.
Questa ''missione'' è spesso il cuore pulsante di ciò che, in un contesto clinico, sarebbe definito delirio. L'idea di essere un eletto. Di essere scelto per una rivelazione. Di dover ''salvare'' l'umanità.
Dal punto di vista psichiatrico, il ''delirio di missione'' è una delle forme più frequenti nella schizofrenia paranoide.
Dal punto di vista sociale, però, ha dato origine ad alcune delle più grandi religioni del mondo.
La religione come rifugio della mente disturbata È tragicamente noto che molti soggetti affetti da disturbi mentali si rifugiano nella religione come meccanismo di compensazione. Le istituzioni religiose diventano spesso ambienti accoglienti, in cui le stranezze di comportamento vengono lette come ''zelo'' o ''carisma spirituale''.
Il risultato? L'isolamento clinico viene perpetuato. Nessuno aiuta davvero il malato, perché il suo disturbo viene spiritualizzato.
Un esempio emblematico è dato dalle numerose sette che raccolgono individui borderline, bipolari o psicotici e li ''proteggono'' dal mondo esterno, costruendo microcosmi in cui il delirio diventa legge.
Quando il delirio viene organizzato: sette, guru e martiri Una delle forme più pericolose di psicosi collettiva è la setta. A differenza delle religioni istituzionalizzate, le sette sono piccoli organismi viventi, basati su carisma, isolamento e controllo mentale.
Il guru è spesso un individuo affetto da un disturbo narcisistico o psicotico. I suoi seguaci — fragili, facilmente suggestionabili — entrano in un mondo in cui le leggi normali della realtà non valgono.
Dalle stragi del Tempio del Popolo di Jim Jones, al massacro della setta dell'Ordine del Tempio Solare, ai suicidi collettivi di Heaven's Gate, il filo conduttore è lo stesso: un delirio condiviso, organizzato, giustificato religiosamente.
Qual è il ruolo delle istituzioni laiche? Gli stati laici si trovano spesso in difficoltà. La libertà di culto è garantita. Ma che succede quando il culto diventa dannoso? Quando porta alla morte di innocenti, alla segregazione, alla manipolazione?
Le istituzioni raramente intervengono, se non quando è troppo tardi. Le autorità si trovano schiacciate tra la difesa dei diritti individuali e la tutela della salute pubblica.
Eppure, se considerassimo la religione radicale come una patologia collettiva, potremmo agire con maggiore decisione. Con strumenti clinici, educativi, preventivi.
La razionalità come antidoto al contagio Così come l'igiene è la prima difesa contro le epidemie biologiche, il pensiero critico è la prima barriera contro le epidemie mentali.
Insegnare logica, scienza, storia delle religioni, neuroscienze fin dalla scuola primaria. Offrire ai cittadini strumenti per comprendere come funziona la mente. Come può mentire. Come può ammalarsi.
Non si tratta di distruggere la fede. Ma di disinnescare il potere distruttivo del delirio mascherato da spiritualità.
L'invisibilità della malattia mentale e la spettacolarizzazione della fede La malattia mentale è invisibile. Non ha fratture, né lividi. Non sanguina. Per questo viene ignorata, anche quando è sotto gli occhi di tutti.
Al contrario, la fede è spettacolare. Canti, processioni, miracoli, icone. Attira, consola, unisce. Ma è anche un'arma potentissima, che può essere usata per manipolare, soggiogare, uccidere.
Quando la società celebra il misticismo e tace di fronte alla psicosi, crea un mondo in cui la verità viene piegata al numero di fedeli.
Le religioni come custodi della follia storica Troppe religioni conservano, ancora oggi, credenze che nella modernità sarebbero considerate assurde. La creazione del mondo in sei giorni. La resurrezione dei morti. Il diluvio universale. L'inferno eterno.
Eppure, milioni di persone credono a queste narrazioni come se fossero fatti. Non simboli, ma verità assolute.
In questo senso, le religioni sono i grandi musei della follia antica. Conservano e proteggono le allucinazioni dei fondatori, tramandandole come ''fede''.
Proposte per un nuovo paradigma Se vogliamo una società sana, dobbiamo:
Riconoscere che alcune credenze sono patologie, non culture.
Curare, invece di venerare, chi sente voci pericolose.
Proteggere i deboli dalla manipolazione spirituale.
Applicare la psichiatria anche a fenomeni religiosi, quando necessario.
Educare le masse al dubbio, alla ragione, alla verifica.
Solo così potremo distinguere la fede sana dal delirio.
Riflessioni finali: e se il nuovo Messia arrivasse oggi? Poniamo il caso che oggi, un giovane di 33 anni, disoccupato, figlio di un falegname, iniziasse a predicare per le strade dicendo di essere il figlio di Dio.
Cosa accadrebbe?
Verrebbe probabilmente arrestato, internato, sottoposto a esami psichiatrici. La sua cartella clinica parlerebbe di megalomania, allucinazioni, deliri messianici.
Eppure, 2000 anni fa, quella stessa figura diede origine alla religione più diffusa al mondo.
Il confine tra malattia e miracolo non è altro che una questione di consenso.
Delusions and Religious Beliefs: Clinical and Cultural Perspectives
Religion and Mental Health: What Psychologists Say
Religion, Delusion and Diagnosis: Notes from the Field
Mass Psychogenic Illness and Religious Belief Systems
Psychotic Symptoms in Religious Context: A Comparative Study
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Faith and Psychosis: Associations Between Religious Delusions and Diagnoses
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The Interface Between Religion and Psychosis
Religious Delusions in Mental Illness: A Role for Psychiatrists
Understanding Religious Behavior and Mental Illness Through a Sociocultural Lens
Religion, Spirituality, and Health: The Research and Clinical Implications
Religion, Spirituality and Psychosis: Implications for Diagnosis and Treatment
Religious Delusions and Hallucinations in Schizophrenia
Religious Psychopathology: The Prevalence and Clinical Relevance of Religious Delusions
The Impact of Religion on Mental Disorders: A Global Perspective
Schizophrenia and Religious Experience: A Comparative Study
Religion, Mental Health and Depression: The Clinical Challenges
Does Religion Help or Hinder Mental Health? Evidence from Clinical Settings
When Faith Becomes Dangerous: Radical Belief and the Psychology of Violence
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